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BJCP: la birra e i suoi stili

Pubblicato il: 10/05/2019 09:48:45 - Categorie: Categorie e caratteristiche delle birre

Anche chi approccia solo occasionalmente il mondo della birra sa che ci possono essere marcate differenze tra un prodotto e l’altro: a volte si tratta di sfumature trascurabili, in altre occasioni non sembra nemmeno di bere la stessa bevanda.

I gruppi industriali sono riusciti negli anni a uniformare il prodotto, renderlo standard, e abituare il consumatore a caratteristiche organolettiche facilmente identificabili (ricordate il claim “Birra, e sai cosa bevi!”?). Ciò ha sicuramente facilitato la vendita massiva di prodotti di bassa qualità, ottenuti utilizzando succedanei del malto d’orzo (e quindi più economici).  Ancora tanta, troppa, gente è ferma alla suddivisione tra bionde, rosse e scure. Quante volte capita che al ristorante o al bar qualcuno chieda “una media chiara”? Per analogia è come se qualcuno chiedesse al banco gastronomia del supermercato “un paio di etti di formaggio vaccino”.

Oggi la spinta del movimento craft sta portando l’industria a differenziare la propria offerta, a volte acquisendo birrifici artigianali (Birra del Borgo, Birrificio del Ducato, Hibu, …) a volte creando linee di prodotto crafty. Questi ultime sono birre industriali “camuffate” da prodotti artigianali (craft) grazie a un nome, un ingrediente, un processo che possono trarre in inganno il consumatore. 

Di contro il mondo della birra artigianale è caratterizzato da un’offerta in continua evoluzione con un ventaglio di sfumature e differenze molto ampio. Questo lo dobbiamo innanzitutto al lavoro dei birrai che cercano costantemente di percorrere strade inesplorate anche attraverso l’impego di ingredienti mai utilizzati in precedenza. 

Sebbene a volte ciò travalichi i confini della “normalità” (la birra con i testicoli di toro o di balena, quella con batteri vaginali, quelle da oltre 60 gradi alcolici, quelle con amaricature esasperate), questa differenziazione costituisce un grandissimo patrimonio che tutti noi siamo chiamati a tutelare. 

Ma perché troviamo birre così diverse tra loro? In alcuni paesi la sola disponibilità di materie prime locali ha caratterizzano fortemente il prodotto finale: la stessa acqua (più dolce – come quella di Plzen – o molto dura – tipo quella di Burton upon Trent), può influire sulla tipologia di birra prodotta e sulle sue caratteristiche organolettiche. Oggi, la facile reperibilità di ingredienti di qualità, la voglia di sperimentare, l’inseguimento del gusto del consumatore, porta oggi la maggior parte dei birrifici artigianali ad offrire una gamma prodotti anche molto distante dalla tradizione del territorio.

Trovarsi di fronte ad una tale gamma di birre potrebbe lasciare disorientato il consumatore al quale viene però in aiuto il concetto di stile: possiamo definire “stile” un insieme di caratteristiche, misurabili (densità, grado alcolico, livello di amaro) e non misurabili (caratteristiche organolettiche), che caratterizza una certa tipologia di birre.

Conoscendo lo stile di una birra sapremo già, prima di servirla nel bicchiere, a cosa ci troveremo di fronte: magari non i singoli dettagli, ma le caratteristiche salienti di quel prodotto saranno facilmente individuabili. Un’imperial stout sarà nera, alcolica, corposa e caratterizzata da sentori tostati, di liquirizia e di caffè; da una pils, invece, ci aspetteremo un color giallo brillante, un grado alcolico contenuto, e un profilo aromatico delicato e incentrato su note erbacee.

Non dobbiamo però incappare nell’errore di voler incasellare a tutti i costi una birra in uno stile: a volte anche una sola caratteristica non rispondente ai disciplinari non permette la classificazione di una birra in uno stile di riferimento! Dopotutto il birraio cerca di produrre birre buone, non di ingabbiarle in uno schema a volte troppo rigido.

Il BJCP

Il Beer Judge Certification Program, ai più noto come BJCP, è un’associazione americana nata nel 1985 con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura della buona birra. Il BJCP, per facilitare l’organizzazione e il successo dei concorsi per homebrewers che organizzava, decise di redigere un manuale in cui suddividere le birre per caratteristiche omogenee al fine di agevolare la partecipazione al concorso e la valutazione dei prodotti in gara.

Sul sito dell’associazione è possibile recuperare molte informazioni e scaricare la guida agli stili (in inglese).

Franco Ferro e Davide Bertinotti hanno curato insieme, per conto del MoBi (Movimento Birraio Italiano), la traduzione in italiano del manuale BJCP 

Le linee guida del BJCP sono in continuo aggiornamento perché vengono continuamente introdotti aggiornamenti e, a volte, vengono riconosciuti ufficialmente nuovi stili. 

Sperando di aver incuriosito chi non ne fosse a conoscenza, vi auguriamo una buona lettura (a volte tecnica ma sicuramente molto interessante) citando Kuaska: La birra non esiste, esistono le birre!

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